Una Città Nella Foresta
Città Sconosciute Abbandonate e Saccheggiate
Primavera del 2012.
Una segnalazione, pervenuta sei anni fa, altra scoperta. Guidati dall’amico Pierangelo, dopo una segnalazione fatta sei anni fa dall’altro amico di Oristano, Piero Z., ci avventuriamo su quell’altopiano basaltico che ha visto Leonardo Melis bambino: la Jara.
Altre volte abbiamo esplorato questo tavolato che si erge tra la Marmidha e il Sarci.dano. Ricovero degli ultimi cavallini selvaggi di una razza simile a quelli delle steppe caucasiche, questo incredibile altipiano conserva tracce di insediamenti antichi di antiche Civiltà.

Negli anni cinquanta ci salivamo con tutti i bambini guidati dalle dame della parrocchia per raccogliere il muschio del Presepe.
La prima tappa era scontata alla Domu de Janas, “Sa Domu ‘e s’Orku”.
Piena di sculture e di coppelle votive.
Proseguendo si sale sull’altipiano vero e proprio.
Un sentiero ci portava verso i primi Paules (paludi) e verso la foresta dell’interno.
Lungo questo sentiero sostavamo spesso a guardare una strada lastricata (vedi foto) che si inoltrava nella vegetazione, direzione Ovest.
Questa strada ci ha fatto spesso pensare a un collegamento certo con qualcosa di importante. Oggi finalmente lo sappiamo.
Porta verso un altro centro religioso fortificato, abitato da coloro che non vollero accettare la religione del Nuovo Dio imposta con la forza delle armi dei soldati del papa e dei vescovi locali.
Non abbiamo mai scordato la frase di papa Gregorio Magno riferita a questa gente:
“I Sardi adorano Lignes et Lapides”
La nuova roccaforte da noi individuata recentemente sulla Jara non ha un nome preciso, o noi non lo abbiamo trovato (ma indagheremo, perché il nome lo ha).
In compenso si tratta di una vera e propria città, con statue ancora intatte, abitazioni, attrezzatura della
vita quotidiana come macine, lavabi, pozzetti interni alle case per gli usi quotidiani dell’igiene e altro.
Persino una casa nobiliare con piscina, ingressi monumentali, e strani Monoliti simili per intenderci a quello di “2001 Odissea nello Spazio” il celebre film di Stanley Kubrich.
Ora, chiaramente, i nostri detrattori si scateneranno, come fecero a suo tempo quando osammo paragonare il “Quattr’occhi, quattro braccia” a un uomo in tuta spaziale, che del resto è quello che sembra.
Alcuni bassorilievi ricordano la Dea Ishtar con la testa in forma di specchio e con i seni nell’impugnatura.
La testa è come avvolta in un turbante o velo e ricorda alcune raffigurazioni dei templi egizi.
Un’altra figura, che pare maschile sta con le braccia sollevate in modo di preghiera e presenta ancora tracce dei genitali maschili, seppur in parte logorati dal tempo e poco visibili a uno sguardo distratto.
Un altro manufatto che ci ha molto incuriosito è una specie di tavola circolare con delle sezioni che ci portano a pensare a qualche calendario o Calcolatore del Tempo sul genere di quelli da noi studiati e pubblicati nei libri precedenti.
Inizialmente lo abbiamo scambiato per una delle tante vasche sacrificali con canalette per lo scorrere del sangue o dell’acqua dei sacrifici.
Questo però, oltre a essere più grande, è anche più complesso nei disegni scavati per uno scopo ben preciso.
Tutti i manufatti sono eseguiti nel basalto nero e poroso tipico della Jara.
Chissà, forse in una prossima edizione del libro potremo dirvi anche il nome e la storia di questa città fantasma, ignorata (al solito) dai nostri Archeobuoni.
Se questa scoperta fosse avvenuta in altra parte del mondo, oggi saremmo su tutti i giornali.
Da: “Sardana la Bibbia degli Urim” di Leonardo Melis